Anna e il dilemma dei plantari

Anna è una giovane insegnante sempre in movimento. Dopo mesi di fastidi ai piedi e dolore alla pianta, decide di rivolgersi al podologo. Quando le viene proposto un plantare, però, si ritrova piena di dubbi: “Ma sarà davvero utile? Lo devo portare sempre? E come faccio con le scarpe che uso a lavoro?” Queste domande comuni riflettono una confusione diffusa sul ruolo e sull’uso dei plantari. Comprendere le differenze tra un plantare accomodativo e uno correttivo può fare la differenza per gestire le aspettative e ottenere il massimo beneficio da questo ausilio.

Plantari: accomodativi o correttivi?

Spiegare il funzionamento dei plantari può essere complicato perché si entra nel campo della biomeccanica. Semplificando, possiamo partire dal distinguere plantari accomodativi e plantari correttivi.

  • Plantari accomodativi: plantari con funzione semplice ma preziosa: alleviare il dolore e ridistribuire il peso sul piede in modo uniforme. Non modificano la biomeccanica del paziente in modo significativo ma servono a ridurre gli ipercarichi che possono causare callosità, dolori persistenti o altri problemi nel tempo. Sono una soluzione pratica per eliminare la sintomatologia senza intervenire sulla struttura del piede.
  • Plantari correttivi: plantari progettati per agire sulla biomeccanica, correggendo atteggiamenti patologici come il piede pronato (che tende a piegarsi verso l’interno). Il loro obiettivo è prevenire danni a lungo termine, come l’alluce valgo, e ridurre il rischio di interventi chirurgici. Tuttavia, è importante capire che il plantare correttivo non “sistema” definitivamente il piede: la correzione avviene solo quando il plantare viene indossato, agendo come un tutore. Senza di esso, il piede ritorna alla sua condizione originale. Per una correzione permanente, l’unica opzione è la chirurgia, che comporta comunque rischi significativi.

Un errore comune è che molti pazienti non sanno esattamente perché indossano un plantare. Questo può portare a incomprensioni e insuccessi nella terapia. È fondamentale che il professionista spieghi chiaramente obiettivi e benefici del trattamento, coinvolgendo il paziente nella pianificazione.

Trovare il compromesso giusto

Per Anna e per molti altri pazienti, l’efficacia del plantare dipende anche dalla scelta delle scarpe. Inserire un plantare in calzature inadatte può compromettere l’intera terapia. Trovare un compromesso tra estetica, comfort e funzionalità è essenziale. Non è necessario rinunciare allo stile, ma è importante scegliere scarpe che supportino l’uso del plantare senza ostacolarne i benefici.

La chiave è un dialogo aperto tra il paziente e il professionista. Con una pianificazione chiara, obiettivi condivisi e una scarpa adeguata, il plantare può diventare un alleato per migliorare la qualità della vita e camminare con maggiore serenità, passo dopo passo.

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